Nucara al congresso provinciale del Pri di Reggio Calabria/Priorità al progetto dell’area metropolitana

Lo sciopero Cgil va contro il Mezzogiorno

L’utopia del Pri reggino? Un treno rapido, puntuale e soprattutto pulito. Potrebbe anche apparire incredibile, ma ciò che dovrebbe essere comune in molte realtà, a Reggio assume i contorni dell’impossibile. E’ quanto ha sottolineato il segretario provinciale uscente, Pino Niccolò, nella relazione di apertura del Congresso dell’Edera della provincia di Reggio Calabria.

Si inizia dai trasporti e si prosegue con la sanità ed il turismo, tutti settori su cui il Partito repubblicano ha soluzioni e idee da portare avanti, con la proposta della città metropolitana. Può farlo da un punto di forza, come ha sottolineato il segretario regionale del partito Oscar Ielacqua, ricordando i risultati conseguiti dal Pri reggino. Questi sono oramai tali in termini istituzionali, elettorali e organizzativi, da superare le stesse sedi tradizionali del Pri romagnolo.

La conferma si è avuta non solo dalla mobilitazione cittadina, che ha visto un’affluenza eccezionale alla sala "Nicholas Green" del Palazzo del Consiglio Regionale che ospitava il congresso repubblicano, ma anche dalla presenza delle altre forze politiche: dal Pdl, che ha riconosciuto al Pri il contributo dato ai governi locali di questi anni, al Pd, che loda la qualità programmatica offerta dal Partito repubblicano.

Lo stesso sindaco di Reggio Calabria, Demetrio Arena, ha fatto sua la proposta della città metropolitana come punto di partenza da cui non si potrà prescindere. La forza del partito reggino non è però solo posta nelle capacità amministrative dimostrate o da quelle progettuali su cui si confida, ma poggia sulle qualità morali che hanno forgiato la resistenza di un gruppo dirigente capace di affrontare le peggiori burrasche della vita politica del paese negli ultimi vent’anni. Lo dirà Franco Torchia, sottosegretario alla Difesa del suolo nel suo intervento: "Il Pri reggino ha una sola anima". Un’anima che si commuove nell’applauso per l’ingresso in sala della moglie di Gianni Rizzica. Rizzica è ancora presente in molti degli interventi dei congressisti, che sembrano quasi non averne superato la mancanza. E si comprende, perché, senza Gianni Rizzica, al partito serve uno sforzo ancora maggiore. Anche perché, a Reggio, si è in "tempo di guerra". E questo lo dice il presidente della Regione Scopelliti, sottolineando quanto sia difficile fare politica in una realtà tanto difficile. Scopelliti è comunque convinto che si siano conseguiti dei risultati importanti anche senza le necessarie risorse - a cominciare dall’impegno idrogeologico, e ringrazierà Torchia - ma proprio per questo è più facile finire sotto attacco. Per ogni elemento di rinnovamento che si presenta nella realtà calabrese, si scatenano tutti gli interessi contrastanti.

Il segretario del Pri Francesco Nucara non se ne preoccupa. Per Nucara la battaglia per la città metropolitana dovrà impegnare tutto il partito ed essere lo spartiacque per le future alleanze. Nucara considera poi cruciale la questione della sanità reggina: "Meno costi e più posti" è lo slogan che si legge anche nelle indicazioni programmatiche elaborate dal Pri. Nucara è stato l’unico deputato reggino a rispondere a Gian Antonio Stella, quando contestò sul "Corriere della Sera" il diritto di Reggio a diventare città metropolitana. Intanto bisognerà rinunciare alla provincia e poi che si pensi allo sviluppo del turismo in direzione dei paesi del Brics. "Bisogna che io e Scopelliti – ha detto Nucara dalla tribuna - andiamo a trovare l’ambasciatore cinese". Il turismo verrà dalla Cina e dall’India, e bisogna iniziare a prevederne gli sviluppi. Nucara conferma anche il suo sostegno al governatore della Regione: "E’ vero, abbiamo dei punti di dissenso e delle distinzioni, ma sappiamo anche che egli ha ereditato una situazione di governo impossibile". Nucara non ha trascurato le questioni nazionali: "Il governo Monti dovrebbe dimostrare doti di maggiore equlibrio". Poi ha citato il costituente repubblicano Sardiello: "Lo sciopero è un diritto, non un delitto". Ma "lo sciopero della Cgil è un delitto perché è uno sciopero contro il Mezzogiorno, visto che il sindacato difende solo gli occupati quando ha il dovere di difendere anche i disoccupati. E nel mezzogiorno i disoccupati sono in maggioranza rispetto agli occupati". Il messaggio è chiaro: da Reggio a Roma, il Pri darà battaglia.

Intervento di Oscar Ielacqua*

In quello che dirò comparirà in modo ossessivo un concetto chiaro che oramai, da qualche tempo, si è fatto sempre più strada nei vari settori della società; un concetto che in parte esprime e chiarisce perché nei vari settori di cui andrò a riflettere abbiamo dovuto registrare un arretramento, oserei dire una sconfitta.

Il concetto è espresso in una parola , una parola spesso ricorrente: autoreferenzialità.

Comincio intanto a registrare e trasferirvi con una punta di amarezza e di delusione la situazione di commissariamento che oggi vivono sia i partiti che la politica in Italia.

Il Governo Monti, auspice la lettera dell’Europa, rappresenta una sconfitta sonora per i nostri partiti e badate bene che la rinuncia volontaria di sovranità non può giustificarsi con il fatto che si fosse ad un passo dal baratro.

Inoltre i professori che anch’essi tanta responsabilità hanno per la disastrosa situazione in cui si è venuta a trovare l’Italia, non hanno saputo delineare la discontinuità rispetto ad un vecchio modo di concepire il governo dell’Italia.

Se è vero, come è vero, che i precari c’erano e i precari ci sono, la gente non arrivava a fine mese ed ancora non ci arriva e se ci mettiamo la grande mossa della pratica – pensioni, e qui s’innesta il discorso relativo agli esodati che ha danneggiato tanta gente ad un passo dalla pensione, e si vede oggi e per i prossimi anni fuori dal mondo del lavoro – di tutto ciò i professori li ringraziano i tanti giovani che, anch’essi per i prossimi anni, si vedranno fisicamente impedito l’ingresso nel mondo del lavoro (800 mila lavoratori costretti o a stare per più tempo a lavoro o ad esodare).

Quale discontinuità, quali nuovi segnali se non quelli di aumentare la pressione fiscale sulle imprese e, cosa ancor più grave, sui redditi medio-bassi con IMU, aumento dell’Iva, aumento delle accise sulla benzina, sui tabacchi e su tutto ciò che viene trasportato su gomma: tutto ciò mi riporta indietro a strategie e tattiche dei governi degli ultimi 40 anni in Italia.

A che serve sventolare la bandiera dell’articolo 18: se lo si vuole abolire lo si faccia anche per il pubblico impiego; si riforma il licenziamento in un momento di forte recessione – i licenziamenti ci sono e non si fermeranno riformando l’articolo 18, sono i licenziamenti di massa dovuti alla delocalizzazione delle imprese che sempre in più grande numero scappano dalla burocrazia italiana e dai costi insopportabili.

E delle liberalizzazioni cosa dire?

In un momento di forte depressione dei consumi e di aumento della pressione fiscale si pensa forse di poter dare risposte serie con lenzuolate più o meno ampie di liberalizzazioni?

Secondo me non era il momento!

E cosa dire altresì dell’impegno profuso dalla squadra di Monti in direzione del Mezzogiorno?

Al governo Monti in compenso, oltre a richiedere sistematicamente il voto di fiducia alle Camere comprimendo il dibattito, una cosa positiva che d’altronde gli viene riconosciuta da tutto il mondo, il mondo nel vero senso della parola quello per intenderci dalle Alpi alle Piramidi, dal Manzanarre al Reno e andando in Asia; Americhe ed anche Marte, gliela dobbiamo riconoscere anche noi: è la sobrietà.

Non so cosa sene facciano gli italiani: ma questo è!

Scusandomi per l’ampia disamina sulla situazione nazionale, ma essa non è avulsa da quelle che sono le ricadute sia esse positive (poche) sia esse negative sul sistema calabrese.

Non entrerò nel merito delle lucide analisi e proposte, patrimonio repubblicano, che oggi formuliamo nel nostro Congresso Provinciale se non come conseguenza di un ragionamento che farò.

Per una mia formazione mentale cerco sempre di andare al capo del ragionamento e per dare senso a esso penso sia fortemente interessante capire qual è il ruolo del sistema istruzione-cultura.

Il nostro slogan è "Pensare al presente guardando al futuro".

Noi pensiamo che i giovani di oggi siano i costruttori del domani e riteniamo che essi, formatisi in un sistema d’istruzione sia esso primario, secondario o terziario, tale sistema possa rappresentare un prodromo di sviluppo e futuro in mano a giovani capaci e preparati.

Ed infine l’atteggiamento di presupponenza di alcuni suoi ministri in nome di una autoreferenzialità – loro parlano con tutti ma decideranno a prescindere.

E’ un modo singolare di concepire la concertazione, intollerabile.

Il sistema universitario calabrese molto giovane (30 anni ) rispetto ai 500 anni di vita di Università come Bologna o Pisa forse ci fa un po’ vergognare, ma ci fa vergognare di più l’autorefernzialità dei singoli atenei alla rincorsa per attivare nuove facoltà e nuovi corsi di laurea mortificando un target di qualità già compromesso dalla recente istituzione nei numeri: dati recenti aa 2009/2010 danno iscritti 60 mila studenti.

Secondo il rettore dell’UNICAL il modello calabrese non funziona non tanto per i risultati conseguiti, in alcuni casi eccellenti, quanto per la convinzione che si è fatta strada che l’Università possa essere portata "sotto casa " con il rischio di farla somigliare ad un liceo.

Nasce spontanea una domanda: siamo pronti ad aprire l’Università calabrese ad una dimensione europea?

E’ chiaro a tutti: non lo si fa moltiplicando i corsi di laurea e gli insegnamenti.

L’autonomia data dagli ultimi interventi legislativi deve essere una risorsa e non un peso che opprime la crescita.

Soluzioni?

Ripensare l’offerta formativa delle Università calabresi anche attraverso accorpamenti di facoltà e favorire la federazione tra Atenei.

E, nell’ottica della Città metropolitana, perché non una federazione di fatto fra le Università di Messina e Reggio Calabria.

Federazione o fusione di Atenei, con relativi incentivi, potrebbero rilanciare la qualità della nostra istruzione terziaria definendo a monte la governace delle eventuali federazioni.

La duplicazione di corsi deve rispondere alle richieste che vengono dal territorio e non ad un bisogno di autoriproduzione interna agli Atenei.

Cioè l’università deve colloquiare con il territorio, deve prevedere lo sviluppo e deve uscire da quell’alone di autoreferenzialità che l’ha pervasa in questi 30 anni.

Sbaglierebbe però la politica se non si sentisse impegnata a ricercare questo contatto.

Politica: segna uno stato di crisi nella sua espressione più emblematica che è quella dei partiti.

Molti sono scomparsi, moltissimi nascono e muoiono in una stagione.

Altri hanno avuto la forza di organizzarsi secondo le esigenze che vengono dal territorio.

Resta però un segno di forte negatività: l’autoreferenzialità.

Il leaderismo ha esaltato questo concetto di autoreferenzialità: il leader nomina deputati, senatori e quanto altro non sulla base di un interscambio con il territorio ma su parametri e ragionamenti che tutti conosciamo e che qui non vale la pena di discutere.

I partiti devono tornare a essere quelli di una volta, pur nel segno dei tempi diversi, aiutare i giovani a formarsi e con l’appoggio delle altre istituzioni, come per esempio l’università, aiutare a creare il management per i progetti di sviluppo della nostra società.

Ed infine devono anch’essi uscire dall’autorefernzialità i Sindaci, i Presidenti di provincia con le loro Giunte.

Si devono radicare alle istanze che vengono dal territorio e dai cittadini e devono riuscire a fare sistema con l’impresa, con l’università, con l’associazionismo, con i partiti.

In conclusione penso di avere dato un contributo alla soluzione di un dilemma che in tempi recenti e passati ci ha posto il nostro Segretario Nazionale: definirsi o sparire.

I motivi che ho rappresentato ritengo ci aiutino a "definirci" ed impediranno ancora per molto tempo che una voce di libertà e di coerenza possa sparire.

Questa seconda ipotesi quindi, per chi non l’avesse capito, non ci interessa e non deve interessare alcun repubblicano onesto ed orgoglioso dei propri ideali.

*Responsabile regionale Pri Calabria

Mozione conclusiva 24° congresso provinciale

Il Congresso provinciale del PRI, dopo un lungo e articolato dibattito comprensivo del contributo di molte forze politiche e dei massimi rappresentanti istituzionali di Regione, Provincia e Comune di Reggio Calabria, pur ribadendo l’attuale alleanza politica, non si esime dal sottolineare la stagnazione di iniziative soprattutto per quanto riguarda il comune capoluogo e la provincia.

In particolare, dal dibattito congressuale emerge l’impellente necessità di provvedere al più presto alla formulazione di tutti gli atti relativi all’iter procedurale per la realizzazione di Reggio Città Metropolitana.

Il dibattito si è incentrato su quest’ultimo problema attorno al quale sono ruotate le altre proposte repubblicane: Sanità, Turismo, Trasporti, Aeroporto, Porto di Gioia Tauro ecc.

Dal Congresso è emersa la necessità di costituire un comitato per stimolare attività ed Enti favorendo iniziative di promozione e accelerazione di Reggio Città Metropolitana, chiamando a farne parte forze politiche, forze sociali, forze imprenditoriali, Enti culturali, Università, Club Service.

Le forze politiche, riferimento di alcuni sindaci della piana che appartengono a forze di governo regionale, provinciale e del comune capoluogo, devono dire chiaramente cosa intendono per "Città Metropolitana".

I repubblicani venendo meno alle tradizioni congressuali del proprio e di altri partiti hanno pensato di svolgere un congresso a temi, discutendo su un programma di tipo elettorale anche se elezioni locali non sono alle porte.

I repubblicani saranno vigili sull’attuazione dei loro programmi dopo averli discussi e concordati con tutte le forze politiche e rappresentanti istituzionali.

Il Congresso unanimemente ringrazia Pino Nicolò che in tutti questi anni pur non avendo ruolo principale nel PRI reggino ha di fatto tenuto in piedi una storia, una tradizione e un’idea - Mai domi come recita il programma repubblicano.

Alla mozione finale si intende allegato il programma.

Componenti Eletti: Direzione Provinciale

1-Africa Leonardo

2-Attisano Marcello

3-Baronetto Giuseppe

4-Cangiamila Roberto

5-Cartolano Tommaso

6-Chiefari Fabrizio

7-Coppola Domenico

8-Ferrara Paolo

9-Fonga Marcello

10-Giumbo Anna Eva

11-Guerrisi Gaetano

12-Ielacqua Oscar

13-Ippolito Domenico

14-Libri Demetrio

15-Martorano Giuseppe

16-Mastronardi Alessandro

17-Melari Francesco

18-Mollica Domenico

19-Napolitano Riccardo

20-Nicolò Giuseppe

21-Nucera Angelo

22-Palmisano Carmelo

23-Piazza Giovanna

24-Postorino Filippo

25-Raffa Paolo

26-Sciarrone Rocco

27-Sergi Rosario

28-Stilo Pietro

29-Toscano Saverio

Componenti Eletti: Probiviri

1-Moschella Salvatore

2-Belgenio Francesco

3 Mancuso Massimiliano

Intervento di Fonga

Vorrei incominciare, amici, facendo una breve introduzione sulla situazione politica nazionale per poi passare a parlare della nostra bella città. Dopo un inizio un po’ incerto del governo tecnico, dopo la prima manovra "Salva Italia" che ormai tutti conosciamo e che io personalmente non ho del tutto condiviso, devo fare un plauso al nostro Premier Prof. Monti che con i decreti sulle Liberalizzazioni e sulle Semplificazioni ha apportato dei cambiamenti positivi al nostro sistema, ed ha finalmente ascoltato i nostri suggerimenti; infatti grazie al nostro Segretario Nazionale ha introdotto l’Imu per gli immobili e gli Istituti della chiesa adibiti ad uso commerciale. Adesso è importante però pensare alla crescita e allo sviluppo, al lavoro e ai mercati. Il governo deve andare avanti senza esitazioni: dice bene l’On. Nucara, sull’art.18 non si può essere tutti d’accordo, mi sembra comunque che la Cgil stia un po’ esagerando e Bersani deve capire che le Aziende, parlo di quelle con la "a" maiuscola che vogliono crescere e produrre e ovviamente avere vita lunga non pensano di dover licenziare i propri dipendenti ma cercano di incentivarli e di tenerseli stretti, a meno che non ne siano costrette. Il governo deve agevolare le aziende per fare sentire il meno possibile la sofferenza economica che stiamo attraversando; circa un mese e mezzo fa la Bce ha messo a disposizione delle Banche Europee 532 miliardi di euro per dare credito alle imprese al tasso dell’1%, le Banche Italiane hanno usufruito di 116 miliardi di euro, somma che hanno utilizzato per acquistare BOT e BPT Italiani che frutteranno un utile netto del 6%, così facendo si sono tutelati gli investimenti fatti in Greci e Ungheria. Ma le nostre imprese così come le sosteniamo? Si dovrebbe pensare di più ai problemi di tutti che solamente ai propri; cerchiamo di aiutare le famiglie con più necessità, diamo loro un accesso al credito agevolato, diamo una ripulita alle banche dati, alla Crif…ecc, per le posizioni con lievi ritardi di pagamento e creiamo una rete di microcredito finalizzata per le esigenze familiari al tasso del 2%-3% fino ad importi limitati in base alla disponibilità di reddito. Insomma, dobbiamo fare in modo che l’economia riparta e che le persone superino anche un po’ la psicosi della crisi e ricomincino a spendere, a far girare il denaro: che c’è ma è gestito male ed è distribuito in maniera disomogenea.

Ora parliamo della nostra Reggio, con i suoi tanti problemi, ma tanto amata da noi reggini, e non solo, direi; la nostra Città è oggi Città Metropolitana, nel nome ma non nei fatti, ma lo diventerà presto. Sta a noi lavorare per farla crescere e riempire tutti i tasselli mancanti e sono sicuro che ce la faremo. Non si può pensare di avere un Aeroporto così limitato in tutto e per tutto: abbiamo bisogno di un vero Aeroporto dello Stretto con una pista adeguata ed idonea anche per i voli Internazionali con uno scalo marittimo; con un bacino di utenze numeroso di calabresi e siciliani. E con tanti voli e tante promozioni. Abbiamo bisogno di un sistema di trasporti efficiente, una metropolitana leggera di superficie, tanto da convincere i reggini ed i calabresi che è più comodo ed è più utile utilizzare i mezzi di trasporto pubblici. Dobbiamo essere più efficienti nei servizi e nella manutenzione della nostra città: ma qui la colpa è un po’ di tutti, le nostre società miste non funzionano bene.

Ci sono tante problematiche inerenti a questo argomento ma vorrei soffermarmi su una, forse la più importante. Chi lavora e fa il suo dovere e si alza la mattina con tutte le buone intenzioni di questo mondo, non può arrivare a fine mese e non essere pagato: non importa se il comune non ha i soldi, ci si doveva pensare prima. Il comune come ben sappiamo non è affatto in attivo, certo ha fatto tante cose, alcune anche buone, direi, ma non ha secondo me gestito in maniera efficiente le casse, non ha speso seguendo un ordine di priorità. Le feste, si sa, piacciono a tutti, tutti ci divertiamo ma, se i soldi non bastano per pagare gli operai, forse era meglio evitarle…. che dite? Io non voglio attaccare nessuno, né tanto meno voglio attribuire colpe: però, facciamo bene attenzione alle spese e allo sviluppo del nostro territorio, penso che sia giusto guardare avanti e cercare di risolvere al meglio tutte le problematiche esistenti.

Reggio Calabria, amici repubblicani, è una città speciale, per il suo clima invidiabile, per la sua posizione, nel cuore del Mediterraneo. Purtroppo ancora non è meta turistica rinomata, perché … Forse perché ci dobbiamo migliorare dal punto di vista ricettivo, forse perché abbiamo bisogno di strutture, forse perché c’è la necessità di avere un bel porto turistico. Dobbiamo sfruttare al meglio le nostre coste, le nostre spiagge, certo questi sono tutti fattori importanti che dobbiamo tenere sempre in considerazione, ma c’è un aspetto che va al di sopra delle nostre competenze, c’è un aspetto politico centrale che ci ha fatto perdere negli ultimi 5 anni il 30 % del turismo, cioè non solo non siamo riusciti a migliorarci, non siamo rimasti neanche allo stesso livello ma addirittura siamo scesi …. Sicuramente i nostri parlamentari calabresi dovevano farsi sentire di più a Roma. Ha ragione il nostro Segretario On. Nucara quando dice che se tutti insieme battevano i pugni forse Moretti si sarebbe dimesso (o lo avrebbero fatto dimettere). Ricordatevi che una noce da sola non fa rumore ma tante noci messe insieme fanno un frastuono. Ma che c’entra Moretti? Ha tagliato quasi tutti i treni che ci collegano al nord, e mi dite come fanno ad arrivare da noi i turisti se i treni sono quasi inesistenti, se l’autostrada è ancora un cantiere aperto e i voli sono limitati?

Forse la nostra classe politica non è del tutto efficiente, forse tante persone e gli altri partiti non condividono le nostre idee e i nostri progetti, ma quello che tengo a dire, per concludere, è che noi Repubblicani, amici, dobbiamo essere parte attiva della nostra città; dobbiamo essere tenuti in considerazione nei programmi futuri di Reggio, non possiamo essere interpellati a cose fatte o già decise. Dobbiamo essere attori principali insieme alle altre forze politiche che condivideranno i nostri progetti, altrimenti è meglio stare da soli per potersi almeno vantare delle proprie idee e della propria lealtà. Concludo dicendo, amici: "Pensiamo al presente, guardiamo al futuro per fare Reggio grande". Grazie.

Marcello Fonga